The Others: dieci edizioni di Fiera e dieci anni di mondo

Sera del 4 novembre 2011, prima di cena e poi a cena e dopo ancora fino a notte fonda anzi all’alba del giorno dopo.

Così è iniziata The Others, una sorpresa per il pubblico ed anche per noi; le interminabili code alla biglietteria davvero non le avevamo messe in conto. Le Ex carceri Le Nuove avevano esercitato un potere attrattivo notevole ma quel che ha premiato è stato il programma, la varietà di iniziative collaterali, la musica, le performances e soprattutto l’entusiasmo avvolgente che prendeva chiunque entrasse nell’esedra e nel giardino del silenzio che mai prima di allora aveva assistito a tanto frastuono.
Avevamo intuito che occorreva dare un palcoscenico alle realtà emergenti, di qualità e di ricerca, non necessariamente strutturate in forma di galleria classica ma dove l’energia creativa debordava e aveva pochi o nessun canale che la portasse in mare aperto.
Così è nato il progetto The Others, semplice e lineare ma assolutamente rivoluzionario: negli spazi non convenzionali, negli orari serali e notturni, nel costo di partecipazione, nel prezzo del biglietto e nel guazzabuglio organizzato di cose da fare, da vedere, da ascoltare e da mangiare e da bere. Finalmente l’arte contemporanea in un’atmosfera diversa, più rilassata e piacevole.
Il nostro mondo in quel novembre vedeva Mario Draghi nominato Presidente della BCE e Mario Monti Presidente del Consiglio dei Ministri; l’altro mondo aveva appena lanciato il Curiosity, primo veicolo di esplorazione su Marte, arrivato a destinazione dopo otto mesi. E anche The Others, a suo modo, è stata lanciata in orbita.
38 espositori italiani e 6 stranieri.
Sempre al vecchio carcere di Torino, Le Nuove, si sono svolte le edizioni 2012-2015 arrivando ad ospitare il 50% di spazi non italiani con presenza di gallerie giapponesi, islandesi, americane e moscovite; l’apprezzamento di The Others fuori dall’Italia cresce continuamente ed anche la percentuale dei rinnovi da un anno all’altro è segnale di profitto nella partecipazione degli espositori. Si fa sempre più stringente il vincolo dello spazio e cresce il rischio della struttura che ormai in quattro giorni ospita una quantità di persone notevole e la questione della sicurezza diventa l’elemento portante della campagna della sesta edizione.
Il 2015, in particolare -la quinta edizione- è importante nello sviluppo e nella crescita del progetto The Others perché riusciamo a gratificare i nostri espositori con una vera e propria mostra, Exhibit, che realizziamo nella vecchia borsa valori di Torino, abbandonata dai primi anni ’90 e pressoché sconosciuta ai torinesi pur essendo nel centro del centro della città; grandi dimensioni per ospitare un’opera senza limiti di spazio, una per ciascun espositore e alcune opere di gallerie della città. Un successo di pubblico inimmaginabile e una location restituita al grande pubblico per nuove iniziative.
Pochi giorni dopo si chiudeva la cinquantaseiesima Biennale d’Arte di Venezia che titolava All the World’s Futures, diretta da Okwui Enwezor e il Padiglione Italia con Codice Italia curato da Vincenzo Trione.
The Others trova libero sfogo al proprio dichiarato nomadismo culturale traslocando nel 2016 e recuperando un nuovo spazio inconsueto della città e trasferendo la gioia della creatività in un luogo che è stato anche teatro di tristezza ma anche di cura e di ritorno alla vita: l’ex ospedale Maria Adelaide, un antico centro di eccellenza per la cura del rachitismo infantile divenuto poi presidio ortopedico di eccellenza e caduto sotto la scure dei tagli alla sanità pubblica di cui tutti o quasi oggi si pentono. Due piani, corridoi larghi, un ampio cortile interno, stanze le più varie dai laboratori di analisi al lavaggio chirurghi alle stanze di degenza più e meno ampie, alle sale operatorie, di accettazione, di attesa.
Rinnovata energia progettuale e nuove sezioni studiate appositamente per integrare l’arte con il sito; Specific rappresenta appunto la sezione che riunisce progetti ideati e realizzati per essere ospitati proprio in un ambiente definito e non altrove.
Lavorare in sicurezza, allestire in sicurezza, esporre in sicurezza hanno rappresentato il grande salto di qualità reso possibile dal Maria Adelaide e il pubblico, anche quello torinese solitamente così restio ai cambiamenti, ha risposto in maniera sorprendente alimentando file in biglietteria che hanno obbligato la polizia municipale a regolamentare il traffico dei mezzi pubblici sul Lungo Dora Firenze.
Due giorni dopo la chiusura di The Others 2016, a conferma di quel che si pensa degli anni bisestili, negli Stati Uniti vince l’elezione a Presidente Donald Trump che sconfigge Hillary Clinton che pur aveva preso tre milioni di voti popolari più di The Donald.
Nel 2017 donne al potere nel mondo dell’arte con Christine Macel direttrice delle Arti Visive alla Biennale di Venezia e Cecilia Alemani curatrice del Padiglione Italia; a Torino un’altra donna Ilaria Bonacossa succede a Sarah Cosulich Canarutto alla direzione di Artissima. A The Others Bruno Barsanti è circondato da Ludovica Capobianco e Greta Scarpa ma tiene saldamente in mano le redini del board curatoriale e con la loro collaborazione ed il loro lavoro arriva, tra gli altri, a Torino dall’Olanda “The Performance Bar”, collettivo di Rotterdam fondato dagli artisti Daniel van den Broeke e Florian Borstlap. “The Performance Bar” è un oggetto trasformabile che incorpora un bar, un organo musicale, una vasca da bagno e un palco, su cui i performers si sono esibiti per tutte le serate della fiera insieme agli artisti che hanno risposto all’open call che “The Performance Bar” ha dedicato a Torino e a The Others. Questa la grande novità e di successo della settima edizione di The Others che ha visto anche il maggior numero di gallerie partecipanti sia per quantità che per qualità.
Nel 2018, consapevoli che sarebbe stato il nostro ultimo anno al Maria Adelaide – perché aver ridato vita anche solo per quattro giorni ad un luogo abbandonato ha destato poche perplessità ma molte invidie- abbiamo consolidato il rapporto con il quartiere e vissuto intensamente la fiera e chiuso tardi la domenica notte con un sentimento misto di rassegnazione, dispiacere e reattività. The Others si sarebbe impegnata nuovamente nella ricerca e proposta di un nuovo sito.
Il vecchio ospedale militare di Torino, oggi Caserma Alessandro Riberi, aveva le caratteristiche per ospitare The Others 2019 ed è sembrato un sogno ottenerne in concessione una parte dall’Esercito Italiano; la disponibilità degli ufficiali in comando e la loro lungimiranza, unita alla collaborazione di tutti i militari coinvolti nel progetto hanno reso possibile l’esperienza e noi riponiamo la speranza di poterla reiterare in futuro.
The Others affronta il trasloco alla nuova sede, un inedito anche per i torinesi perché mai aperto al pubblico, con un rinnovato board di curatori posto sotto il coordinamento di Lorenzo Bruni che succede a Bruno Barsanti chiamato ad altri prestigiosi incarichi; Lorenzo dal 2000 è coordinatore dello spazio non-profit BASE/Progetti per l’arte a Firenze e insegna Estetica dei nuovi media e fenomenologia delle arti in diverse accademie d’arte. Ha anche un vasto curriculum
internazionale, infatti ha avuto incarichi per il centro d’arte Karst a Plymouth, il Museo KCCC di Klaipeda, in Lituania, l’HISK a Gent in Belgio, il Musée d’art modern de Saint-Etienne Métropole in Francia.
Assieme a Bruni compongono il board Yulia Belousova, Romuald Demidenko, Amélie Quillet e Simone Ciglia.
Il display espositivo è molto suggestivo e affascinante con opere di Specific ospitate sotto le tende da campo lungo il percorso di accesso ai padiglioni e l’edizione 2019 si è contraddistinta in modo particolare per l’interdisciplinarità delle collaborazioni realizzate negli spazi, a partire da quella con la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo a quella con COORPI, un‘opera di danza transmediale, in sostanza una performance che lega danza e intelligenza artificiale, corpi e macchine.
Prima assoluta a The Others 2019 un programma di web television, un nuovo sistema di diffusione del pensiero, con l’ambizione di dar voce ai protagonisti della cultura contemporanea. Artisti, curatori, critici, collezionisti, intellettuali, giovani audaci del mondo contemporaneo si sono confrontati in brevi conversazioni. Oltre 50 dirette tv, aperte al pubblico, sono state trasmesse sui canali social e sul canale Youtube di The Others, per un totale di oltre 12 ore di trasmissione e più di 2.550 views. E poi la collaborazione con tante Accademie e Istituti universitari (AANT, Brera, IED, Accademia di Reggio Calabria, Université de la Sorbonne) per offrire un’esperienza dal vivo a tanti studenti e diventare sempre più luogo di formazione, piattaforma di scambio di idee, terreno di conoscenza e di pratica.
Il progetto The Others ha sempre avuto fin dalla sua prima edizione la fortuna di trovare collaboratori entusiasti, colti e propositivi ed anche oggi il proprio staff affiatato come non mai è garanzia di professionalità ed eccellenza.
Questa è la storia, concentrata, disordinata e un poco noiosa di cosa è avvenuto in questi anni; ora ci aspetta un compito arduo per il nostro progetto: ridisegnare il mondo dei prossimi anni, la presentazione delle proposte artistiche del dopo coronavirus, apprestarci a navigare non sappiamo dove, con quale imbarcazione
e verso quale destinazione. Ci aiuterà la nostra innata curiosità, la volontà di sperimentare, di scoprire nuovi linguaggi e rinnovare l’interpretazione dei vecchi saperi, riuscire a vedere oltre prima di tutti gli altri. Perché gli altri siamo noi.