Domande di Partecipazione 2023 online: Partecipa subito!!
Il Labirinto per l’edizione del 2022 di the others art fair non è solo un display, come non si limita ad essere un tema, ma si prospetta piuttosto come suggestione fruttuosa di associazioni e riflessioni inaspettate. Il board e lo staff di The Others hanno inteso il display del labirinto come luogo dove ritrovarsi in una nuova comunità e in una nuova definizione dei propri strumenti di confronto con il mondo. In un mondo globale e post-internet possiamo affermare che si debba trovare un nuovo modo di dare forma alla condivisione del sapere. Uscire dal labirinto, esorcizzare il labirinto delle informazioni e dei troppi input è l’azione che esorta a compiere anche il filosofo Nicholas Mirzoeff nel suo saggio dal titolo Come vedere il mondo. In questo libro, come in altri suoi scritti, ritorna spesso la necessità di rivendicare il diritto a guardare. Diritto negato negli ultimi venti anni non tramite la censura, ma a causa della sovrabbondanza di immagini. John Berger sottolinea, nei suoi saggi tra cui quello ‘sui modi di guardare’, la necessità di trovare un nuovo equilibrio tra l’azione di ricordare e quella di dimenticare per meglio orientarsi, al di fuori di una dimensione passiva, nei paesaggi mentali e fisici della nostra cultura contemporanea. È soprattutto Amitav Ghosh, con il suo romanzo/saggio dal titolo La grande cecità (il cambiamento climatico e l’impensabile), che mette in evidenza l’esigenza di perdersi per poter confrontarsi con la natura e con il sapere senza pregiudizi. Sempre Ghosh nel libro L’isola dei fucili affronta il fatto che l’uomo contemporaneo non può più paragonarsi ad un isola, ma casomai ad un arcipelago, essendo sempre soggetto a connessioni infinite da scoprire e ri-attivare in un mondo dove passato e desiderio di futuro si condensano in un eterno presente. The Others 2022 si propone con il suo display a labirinto di creare arcipelaghi mentali con cui noi tutti possiamo contribuire a costruire una nuova idea del ruolo dell’arte al tempo della post-verità.
Lorenzo Bruni è critico e curatore d’arte, nato a Firenze, attualmente vive a Roma, dove insegna Arti visive contemporanee presso AANT e Teoria del Mercato Multimediale dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, mentre dal 2022 insegna Museologia all’Accademia Albertina di Torino. Ha studiato con Enrico Crispolti all’Università di Siena dove si è Laureato in Lettere Moderne con una tesi sperimentale sulla videoarte e l’arte degli anni 2000 con il professore Luca Quattrocchi e la supervisione del professore Guglielmo Moneti. Dal 2019 è il Direttore artistico di The Others, fiera dedicata agli spazi indipendenti, alle gallerie e alle residenze d’artista che adottano pratiche sperimentali all’interno del sistema dell’arte digitale e globale. Dal 2019 prende parte al board curatoriale della fiera di fotografia di Torino che si chiama The Phair. Bruni inizia il suo percorso nel mondo dell’arte nel 1996 lavorando alla produzione delle mostre (dal 1996 al 2000) di arte diffusa nei comuni del Chianti (in Toscana) a cura di Fabio Cavallucci dal nome di Tuscia Electa. Dal 2001 coordina lo spazio non profit “BASE Progetti per l’arte” di Firenze con cui collabora negli anni successivi fino ad oggi. Negli ultimi vent’anni ha lavorato per molteplici istituzioni museali, pubbliche e private, in Italia e all’estero, (Museo del Novecento di Firenze, Museo Macro Testaccio di Roma, MAGA di Gallarate, KKC – Klaipedia in Lituania, Hisk a Gent, Karst a Plymunth, Musée d’art modern de Saint-Etienne Métropole, Fondazione Lanfranco Baldi di Pelago, il Museo RISO di Palermo), e collaborato sistematicamente con molte gallerie per la realizzazione di progetti curatoriali di artisti sia emergenti che di fama internazionale. Scrive per testate editoriali di settore e ha al suo attivo molteplici pubblicazioni.
Daniela Grabosch è un’artista viennese la cui pratica performativa migra tra mezzi digitali e fisici. Ha conseguito un MFA in Arte Performativa presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna e un BFA in Belle Arti e Media Digitali presso la Hochschule di Düsseldorf. Tra le mostre recenti: connections unplugged, bodies rewired, das weisse haus, Vienna, 2021/22; Behind The Times, Solo Show(Abby Lloyd + Alyssa Davis Gallery), online (2020 -); And Then — I Enter[ed] The Deepest Most Dug Cave,Galeria Quadrado Azul, Lisbon (2019/20); We Remember, Off Site Project, online; Hydrobutter, Gomo, Vienna (2019); Animated_Currency_01, Suzie Shride, Vienna (2019); Vie X Mrs, South Way Studio, Marseille (2018); Saló, Salzburger Kunstverein, Salzburg (2017); Objective. The Artist Is Absent, Kunstraum Niederösterreich, Vienna (2016). Grabosch ha ricevuto nel 2015 il Birgit Jürgenssen Preis, assegnato dalla Divisione Arte e Cultura della Cancelleria federale austriaca, dall’Accademia di Belle Arti di Vienna e dalla Galerie Hubert Winter. È la fondatrice del progetto curatoriale YYYYMMDD.
[…] A structure — elaborate, and yet confusing. Where we allow our bodies to loose track of their directions. Moving slowly through passages and narrow alleys, while contemplating over our next [sudden] turns. […]
Daniela Grabosch
In the last period we are getting lost. There is no linear time, hierarchies and truth is constantly questioned. We are roaming in our lives as in the labyrinth. We are trying several ways, some of them are blind, some of them are continuing. Where? We are getting lost. On every angle a minotaur could jump to us. But fortunately, at least at The Others Art fair, we can luckily follow the ball of red thread given by the character of the art fair, which means that in each angle we can find the brave, progressive and innovative art projects which are showing us different realities. Serendipity. Here getting lost means a fortunate discovery by a happy accident.
Lýdia Pribišová
Lýdia Pribišová è una curatrice e storica dell’arte, vive a Bratislava, in Slovacchia. Dal 2020 è curatrice presso la Kunsthalle di Bratislava e nello stesso anno è stata eletta presidente della sezione slovacca dell’AICA. È membro del team di Trenčín, Capitale europea della cultura 2026. Dal 2006 è redattore slovacco di Flash Art Czech & Slovak Edition, dal 2015 redattore capo. Dal 2013 al 2015 ha lavorato come coordinatrice di progetti in tranzit.sk (www.tranzit.org), dove ha anche curato diverse mostre e programmi. Nel 2012 ha fondato l’iniziativa no-profit PILOT http://www.pilot-projects.info. Collabora con le riviste Flash Art, Artribune e Vlna. Nel 2013 ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università La Sapienza di Roma, nel 2016 ha pubblicato il libro La Quadriennale di Roma. Da ente autonomo a fondazione, basato su questa ricerca.
Ha collaborato con istituzioni e gallerie in vari Paesi: Museo MAXXI, MACRO Museo d’Arte Contemporanea, MLAC Museo Laboratorio d’arte Contemporanrea, Exelettrofonica, Gallery Apart, Studio Stefania Miscetti, AlbumArte, Ambasciata del Brasile, Studio Trisorio a Roma e Napoli, Viafarini a Milano in Italia; Kunsthalle Athena /Grecia/; Museum of Art, Cluj – Napoca /Romania/, Muse Festival, Günter Grass Gallery, Gdansk /Polonia/; Larm Gallery, Copenhagen, /Danimarca/, OI Futuro, Rio De Janeiro /Brasile/; SIC! Luzern /Svizzera/, Zentrum fűr Kunst und Urbanistik /Germania/, Museum of Contemporary Art, Novi Sad /Serbia/, Museum of Modern and Contemporary Art, Rijeka /Croazia/, e tranzit.org, Space, Hit Gallery, Medium Gallery, Sinagoga di Šamorín /Slovacchia/
Marta Orsola Sironi è una curatrice, storica dell’arte e critica indipendente che vive tra Londra e Milano. È tra i fondatori di co_atto, un project space con 18 vetrine situate in una stazione ferroviaria di Milano, dedicato alla promozione di artisti emergenti internazionali, con un’ulteriore attenzione all’editoria indipendente. È co_fondatrice e direttrice di Knot Agency, un servizio di studio management su misura per l’arte e la creatività emergenti. È fondatrice e co-curatrice di “paradise”, un format espositivo nomade che porta l’arte contemporanea in antichi palazzi con la collaborazione di gallerie e sponsor, con l’obiettivo di promuovere un approccio diverso all’arte contemporanea emergente e alla curatela. Marta Orsola Sironi collabora con il Dipartimento Arte di BeAdvisors come curatrice e coordinatrice di progetti speciali.
La pratica di Marta Orsola Siron è incentrata sulla trasmigrazione e la ridefinizione delle forme e delle identità nella cultura contemporanea ed è legata a una riflessione sulla riappropriazione spaziale. Altri focus importanti per Marta Orsola Sironi sono la ricerca sulle ecologie sessuali, la stretta relazione tra giustizia ambientale e sociale, il femminismo intersezionale e gli studi di genere. L’obiettivo è proporre una possibile applicazione di un approccio transdisciplinare, non binario, non eteronormativo, non antropocentrico, non maschile, a favore di un ripensamento della normatività umana e della stessa pratica curatoriale.
Il labirinto è lo spazio della medietà, della transizione. È il non-luogo del viaggio tra un punto X e un punto Y; dell'incertezza di chi non riesce a scorgere il punto d'arrivo e ha perso ormai di vista la riva sicura della partenza. Nel transito tra X e Y c'è il labirinto, quella condizione di smarrimento di chi non conosce nè meta ed è ormai irrimediabilmente lontano da quel prima conosciuto e perso. L'unica consapevolezza è quella di non potersi fermare, di dover continuare a camminare, procedendo a tentoni nel buio. Nel labirinto il Minotauro, che non è uomo e non è bestia, è solo e confuso. Guarda le sue immagini riflesse all'infinito, scoprendo tra le loro ombre l'altro, poi la moltitudine, la massa, l'uno. Nel labirinto incontra l'amore, l'estraneo e la morte. L'anafora di Dürrenmatt plasma il Minotauro che incarna l'essere e il luogo. Il Minotauro è la soglia. Sempre al limite tra dualità, il Minotauro compie un viaggio di formazione, tra Eros e Thanatos, e si fa archetipo di quella transizione che media l'io con il mondo. Che parte da X e arriva ad Y. Eppure, per giungere a Y, il Minotauro che è uno e due, deve perdersi. E come lui, nel labirinto, per ritrovarci anche noi dobbiamo perderci. Il labirinto richiede la perdita: di sé e del mondo. Perdersi per poi ritrovarsi. Ritrovarsi diversi. Uno che non è più uno ma è due. È qualcosa d'altro. Y che non è X ma riscopre X nei passi che l'hanno condotto a se stesso. Y è la conquista della vetta prima di rimettersi in cammino. È l'uscita da un labirinto e l'entrata in quello successivo.