INDAGINI: Lorenzo Bruni intervista Emilio Bordoli

LB: Qual è stata la prima opera che hai comprato?
EB: Una carta di Tancredi del 1951, da Telemarket! Durante una notte insonne di vent’anni fa.

LB: Come ti aiuta l’archivio digitale con la gestione e fruizione della tua collezione? 
EB: E’ fondamentale, per avere tutte le mie opere sempre con me! Spesso mi è capitato di mostrarle a critici e curatori, quasi casualmente, ed avere poi l’occasione di esporle in sedi prestigiose! Mi avvalgo peraltro di una piattaforma innovativa chiamata MyArtLive davvero strepitosa. La piattaforma è ancora in beta e sono tra i pochi collezionisti in Italia a cui è stato dato accesso. Credo che andrà online subito dopo l’estate.

LB: Arte ed economia? Si è parlato molto di questo binomio nei primi anni 2000. Qual è tua opinione? 
EB: Sono fermamente scettico verso gli investimenti mobiliari, per cui le opere d’arte rappresentano il rifugio di tutti i miei risparmi. Oltre al piacere di goderle con gli occhi e con il tatto, ho avuto in questi vent’anni grandi soddisfazioni anche economiche, a conferma del mio “fiuto” per gli artisti di valore..

LB: Com’è cambiato negli anni il tuo rapporto con le gallerie e le fiere? 
EB: Adoro i galleristi che viaggiano, studiano, scoprono, rischiano… fanno quello che io non ho il tempo né la preparazione per fare…Il loro lavoro diventa un grande valore aggiunto per me! Pensa che non ho praticamente MAI comprato opere direttamente da un artista…ritengo il ruolo delle gallerie fondamentale per il sistema, oltre che garanzia di valore. Le fiere sono la massima espressione dell’impegno dei galleristi più attivi, e soprattutto un fantastico pretesto per fare viaggi e weekend per il mondo! Ahahaha… ora arriva Miami Basel week, per esempio.

LB: Se ti chiedessi di citare un’opera che ti viene in mente adesso?
EB: Il mio piccolo Spalletti bianco e foglia oro, ora che Ettore ci ha lasciati, mi da ancora più emozione. 

LB: Come hai affrontato il periodo della quarantena? E come ha influito sul tuo rapporto con l’arte?
EB: Il mio Studio (faccio il Dottore Commercialista) è sempre rimasto aperto anche nelle settimane più critiche, per seguire gli adempimenti delle aziende clienti. Quindi il mio stile di vita non è stato proprio di “reclusione” totale, per fortuna!

In ogni caso, il lungo tempo solitario a disposizione mi ha permesso di rivisitare i miei ritmi di vita e  capire ancor di più il valore delle passioni, come quella per l’arte contemporanea.

L’arte è un modo perfetto per “evadere” dalla quotidianità, mai così piatta come nel periodo del Covid.

LB: Molte fiere hanno lavorato sulla loro edizione online Quale di queste ti ha colpito di più o quale hai seguito?
EB: Ho seguito solamente Frieze New York online, anche per una questione affettiva, visto che avevo già in tasca i biglietti aerei e la prenotazione in hotel per andarci di persona, dal 1 al 5 maggio (sic!). La primavera a New York è un periodo adorabile! Detto questo, ho trovato le fiere online encomiabili per l’impegno ed anche utili per scegliere ed acquistare in tutta calma e sicurezza. Tuttavia, anche in futuro, il concetto di “Fiera” andrà rivisitato completamente. Mi spiego meglio: il format della megafiera con migliaia di persone è comunque destinato a passare di moda, anche (ma non solo) per questioni di sicurezza e psicologiche. Vedo un futuro migliore per fiere (o gruppi di fiere) più piccole, meno affollate, più focalizzate sulla ricerca e sul contatto individuale col collezionista.

LB: In questo periodo di lockdown hai scoperto un artista in particolare da aggiungere alla tua collezione?
EB: Proprio a Frieze, sulla vetrina virtuale di James Cohan di New York, ho acquistato un trittico di Fotografie di grande fascino, di un giovane artista Vietnamita: Tuan Andrew Nguyen.  Mi ha colpito questo progetto di recupero e valorizzazione della esperienza delle migrazioni forzate dal Vietnam distrutto dalla guerra fino ad ambientare le immagini in un futuro post-apocalittico, dove un gruppo di bambini (the “Boat People”) trovano testimonianze del passato che possano dare loro una rappresentazione di come fosse la civiltà prima di loro.

BIO - Emilio Bordoli - Collezione Bordoli

Dove: Como.

Da quando: 1999, con l'unico "focus" di non avere focus!

Chi: Emilio Bordoli, economista per professione, viaggiatore per passione, collezionista per predestinazione.

Oggi la Collezione Emilio Bordoli conta oltre 350 opere d'arte, da Accardi a Favelli, da Nan Goldin a Inex Van Lamsweerde, da Boetti a De dominicis, da Keith Haring a Barry McGee.

Ama studiare e scegliere senza condizionamenti, ma sempre con attenzione alla bellezza ed al mistero insiti nelle opere dei veri artisti. Predilige il rapporto con l'opera prima che con l'artista e ritiene fondamentale il ruolo delle gallerie autorevoli e coerenti.