Su i margini di visualizzazione e condivisioni

Molte persone provano un senso d’ansia nei confronti del futuro. I Project space, le gallerie e le organizzazioni d’arte contemporanea cercano tutti di trovare soluzioni per resistere al generale rallentamento, mantenere la loro rilevanza all’interno del sistema e rimanere visibili nelle nuove condizioni che si sono create. Nonostante tutto, possiamo vedere come i contenuti vengano sempre più generati online. Incoraggiati a vedere la cultura in modalità on-demand, attraverso mostre online e documentazione video di atti e performance dal vivo, non ricordiamo quasi mai che se non fosse per gli sforzi e il contributo degli artisti non riusciremmo a vedere nulla di tutto ciò – ed è essenziale capire che molti di loro dovranno effettivamente perseverare nella ricerca di nuove modalità per sostenere il proprio lavoro.

La crisi attuale colpirà molti di noi su diversi livelli: la maggior parte dei musei dovrà rimandare mostre e accordi, riformulare i propri obiettivi e ridimensionare le proprie iniziative. Quello che sappiamo già è che dobbiamo abbandonare i vecchi metodi e i mezzi sorpassati e allo stesso tempo siamo coscienti che è ancora un po’ troppo presto per vedere cosa verrà dopo. Ciò che possiamo fare nel frattempo è guardare indietro a quello che è stato fatto. La cultura è ora disponibile online, ma non possiamo trascurare il cambiamento che è iniziato. L’emergere di piattaforme di social media come Instagram ha coinciso con l’affermarsi di iniziative gestite da artisti o curatori con modalità operative spesso nomadi, così come tutti gli altri nuovi tipi di organizzazioni, fondazioni e istituzioni semi-private. Ciò che li accomuna è l’essere presenti online, sia attraverso programmi specifici, sia attraverso progetti pensati interamente per essere usufruiti comodamente da casa.

Una rivoluzione silenziosa delle tecnologie Web 2.0 non è da sopravvalutare, in quanto ha completamente cambiato il modo in cui interagiamo tra di noi attraverso social network e della messaggistica istantanea. Ma l’accelerazione ci sta sfuggendo di mano lavorando sempre più online. Una nuova cultura orientata all’utente ha influenzato ogni aspetto della realtà culturale, per quanto banale, e ha provocato lo sfruttamento come sua controparte. I social media assorbono e diffondono facilmente le nostre proiezioni, le nostre speranze e le nostre paure. È anche lo schermo attraverso il quale guardiamo le riflessioni di noi stessi, che ci aiuta a vedere ciò che accade intorno, eppure vediamo solo una parte del tutto. La creatività contemporanea come moneta chiede di essere sempre online e di trovare soluzioni. Anche gli artisti, spesso privi di sicurezze sociali di base, sono abituati a trovare nuovi modi per portare avanti il loro lavoro, non solo in isolamento. Oltre a passare le loro giornate in studio o ad avere un lavoro diurno, sono spinti a generare contenuti. Al giorno d’oggi, il destino di molte persone è in discussione. La posta in gioco è la presenza nel mercato dell’arte di iniziative che sostengono tutte le iniziative dal basso verso l’alto, emerse negli ultimi anni. Ma sono questi gli artisti che dovremmo sostenere in primo luogo. È possibile attraverso diversi canali, acquistando le loro opere essenzialmente: edizioni, schizzi, selezioni e altre tracce della loro attività sono tutte accessibili a portata di mano.

“Ogni figura ed evento politico importante viene immediatamente registrato, rappresentato, descritto, rappresentato, raccontato e interpretato”, come ha osservato Boris Groys nel suo testo Self-Design and Aesthetic Responsibility (2009), dove ha elaborato i modi in cui l’immediatezza ha influenzato le nostre attività o i nostri gesti mondani manifestandosi attraverso i grandi flussi dei social media. L’aumento dei contenuti generati dagli utenti e orientati all’utente stesso ha aiutato la cultura del fai-da-te (Do It Yourselfe) a tornare in auge, ma lo sfruttamento che ne è alla base non può più essere trascurato.

Internet è diventato da tempo il più grande museo e la più grande piattaforma per la visibilità artistica. Solo recentemente la maggior parte delle mostre che guardavamo fisicamente sono diventate virtuali. Questo è anche il prodotto di un numero sempre maggiore di artisti che utilizzano strumenti come le stampanti 3D e la computer grafica computerizzata per sviluppare installazioni e mostre avvincenti e digitalmente native. I social media hanno capitalizzato la necessità di guardare. Ciò che è diventato prezioso ora sono le visualizzazioni e le condivisioni. Ma la nota finale da ricordare è che tutti noi decidiamo come navigare in questo spazio espositivo infinito e immateriale e, contribuendo ad esso, come renderlo sostenibile.