Quando l’arte chiama il collezionismo attraverso la sperimentazione. Ambizioni ed economie degli spazi no profit by Marianna Agliottone

INTRODUZIONE Il presente scritto nasce con lo scopo di dare vita ad una visione d’insieme e comparata del circuito produttivo ed espositivo no profit visto nella sua relazione con il collezionismo. Attraverso le interviste che seguono, a tre vivaci personalità del collezionismo d’arte contemporanea in Italia, caratterizzate da un’attenzione concreta e particolare al circuito no profit, si vuole fornire una lente attraverso la quale osservare, dalla loro prospettiva, le dinamiche pratiche, le economie ed i punti di forza delle project space no profit. Tre collezioni, dunque, quella di Michele Cristella, di Paolo Palmieri, e la Underdog Collection, diverse per origini e personalità, nate in territori diversi, ma unite dall’interesse per gli artisti internazionali, giovani emergenti molto spesso alle prime mostre, e con un occhio di riguardo agli italiani. Il no profit, che si caratterizza con un paio di tratti: centrale è il ruolo della sperimentazione, la valorizzazione del patrimonio delle nuove tendenze dell’arte contemporanea, che invitano il collezionismo ad esplorare contenuti ricchi di innovazione, l’azzardo, l’estremo, favorendo sinergie, scambi dinamici e partecipativi tra gli artisti e collezionisti, e soprattutto favorendo il sostegno (anche economico) alla manifestazione dell’estro più coraggioso dell’arte.

Ecco le domande: 1) Che tipo di arte collezioni e che spazio hanno gli artisti giovani emergenti nella tua raccolta, chi sono gli italiani acquisiti da te recentemente? 2) Qui in Italia com’è la scena espositiva no profit secondo te, quali sono gli spazi che segui e da cui hai comprato opere? 3) In generale quali punti di forza deve avere uno spazio espositivo no profit per interessarti a livello di acquisizione? 4) Credi che i no profit hanno maggiori margini di sperimentazione rispetto alle gallerie d’arte?

«Parlare di produzione più che di acquisto a sostengo economico alla ricerca artistica»

INTERVISTA Michele Cristella

1) Colleziono dal 2015 ed ho iniziato la mia raccolta partendo dall’indagine di alcuni artisti sul rapporto tra la nostra società, internet e social media. Le opere degli artisti emergenti rappresentano circa l’80 per cento della mia raccolta che, nel tempo, è mutata cercando di abbracciare in parte la pittura ma concentrandosi prevalentemente su fotografia e installazioni. Nel corso degli ultimi mesi sono entrate in collezione opere di artisti italiani come Luca De Leva, Irene Fenara e Alessandro Di Pietro, parallelamente sono entrate a far parte della collezione dell’Associazione con la quale promuovo il «DucatoPrize», premio nato dalla volontà di valorizzare il dialogo tra l’arte contemporanea e il territorio del ducato di Parma e Piacenza, le opere di Giulia Crivellaro, Byron Gago, Clarissa Baldassarri, Monia Ben Hamouda, Pietro Agostoni e Guendalina Cerruti.

2) Trovo la scena no profit italiana interessante ed attenta. A  Milano seguo il lavoro di Tile Project Space, dove ho comprato, alcuni anni fa, tre opere, composte da disegni e strutture in metallo di Giulio Scalisi, facenti parte della mostra «Alghe Romantiche». Apprezzo poi lo spazio Il Colorificio che ha presentato ottimi artisti nell’arco degli ultimi due anni, tra cui Vasilis Papageorgiou che colleziono e di cui sono diventato amico nel tempo. Allo stesso modo seguo con attenzione Almanac e Cripta747 a Torino, Locale2 a Bologna e trovo infine molto interessanti gli spazi no profit sviluppati lungo la costa adriatica come Soyuz e Ultrastudio a Pescara, Like a Little Disaster a Polignano a Mare, e Progetto a Lecce fondato dall’artista Jaime Sneider che si concentra prevalentemente su artisti internazionali. Una realtà che stimo molto, infine, è Treti Galaxie, duo curatoriale di base a Torino composto da Ramona Ponzini e Matteo Mottin ma, a dire il vero, inserirli chiaramente nella categoria no profit mi risulta un po’ difficile poiché loro non hanno spazio fisico, mutano nel tempo attraverso progetti sempre diversi ma coerenti tra loro, spaziano geograficamente alla ricerca di luoghi nei quali innestarsi per pochi mesi.

3) È difficile delineare quali debbano essere i punti di forza del no profit, credo serva grande elasticità per mantenere vivo uno spazio che di per se non ha mere attitudini commerciali e che deve continuamente sperimentare e ricercare. Inutile seguire le strategie della galleria d’arte, bisogna osare molto di più lasciando carta bianca agli artisti invitati per dar vita a progetti davvero ambiziosi e che spesso l’artista non ha modo di sviluppare a causa di logiche di mercato che lo spingono alla produzione di piccoli o medi formati oppure a dedicare minor tempo alla realizzazione di opere estemporanee e immersive. Ci vuole una grande capacità organizzativa, visione del palinsesto espositivo, e capacità nel reperire di fondi sufficienti a garantire una adeguato livello di qualità del lavoro svolto. Se non si ha la forza per mettere assieme tempo, fondi e competenza umanistica forse è meglio esimersi da ogni tentativo.

4) Assolutamente sì, dagli spazi no profit mi aspetto di vedere artisti completamente sconosciuti, oppure mostre di artisti già noti ma che mettano  in scena  un progetto forte, azzardato, estremo, ovvero ciò che in galleria spesso non gli è consentito fare, infatti quando mi capita di dialogare con loro preferisco parlare di produzione più che di acquisto. Proprio per un discorso di sostegno economico alla ricerca artistica.

«A Savona una nuova no profit per la sperimentazione artistica internazionale»

INTERVISTA Paolo Palmieri  

1) Colleziono arte contemporanea dal 1998, in genere sono attratto da lavori concettuali e inusuali, stupefacenti. Ad esempio come «Ricostruzione» di Italo Zuffi, acquistato dalla Galleria Pinksummer, consistente in resti di fuoco su telo di plastica, azione e voce, in pratica dei «rifiuti» che si accompagnavano all’azione di un performer. Gli italiani occupano circa il 20 per cento della mia collezione. Riguardo ai giovani, per me un artista è giovane fino a quando riesce ad essere creativo. In Italia ci sono molti artisti e tanti bravi. Tra quelli che preferisco cito, oltre a Italo Zuffi, Diego Perrone, Paola Pivi, Invernomuto, Cesare Viel, Luca Vitone, Stefania Galegati, Alis/Filliol, Flavio Favelli, Loredana Longo, Luca Trevisani, Roberto Amoroso, Sebastiano Sofia, Nicola Filia.

2) In Italia ci sono tanti spazi no profit e sono tutti molto attivi, ad esempio Careof di Milano è una associazione con un archivio di arte contemporanea enorme, utile per comprendere l’evoluzione della ricerca artistica contemporanea degli ultimi quarant’anni, ed in particolare di quella italiana. Diversi anni fa Careof ha organizzato un’asta, di artisti che avevano lavorato nello spazio, e in quella occasione acquistai un lavoro di Chiara Fumai, artista purtroppo poi scomparsa, firmato Nico Fumai «Another Dance», e poi un opera di Umberto Cavenago «Fremito creativo». A Londra, tra gli spazi no profit, a parte i più famosi come Whitechapel, I.C.A. e Serpentine, ho frequentato con molto interesse Gaswork per le sue proposte innovative. 

3) Programmi sperimentali e poco commerciali, questo li rende per me molto interessanti.

4) Penso di sì. In questi giorni stiamo costituendo, io con altri appassionati d’arte, una nuova associazione no profit. Il project space sarà legato al Polo Museale di Palazzo Gavotti a Savona ed ha la finalità di sostenere progetti di alto profilo in connessione con i principali centri di ricerca artistica nazionale ed internazionale, di promuovere una serie di attività in grado di far conoscere il Polo Museale non solo a livello locale ma anche nazionale, internazionale, in modo di accrescerne le risorse economiche, di coinvolgere un numero sempre maggiore di cittadini e appassionati. Personalmente gli acquisti che faccio nelle associazioni no profit sono per sostenere i loro progetti ed il price range dove mi aggiro è intorno ai mille euro, per questa cifra ad esempio ho acquistato un’edizione di Diego Perrone realizzato in occasione della prima edizione di «Davanti al Mare», un progetto sperimentale degli Amixi di Villa Croce a Genova, concepito e diretto da Vittorio Dapelo. Con il ricavato delle vendite dell’edizione abbiamo prodotto il lavoro di Diego Perrone «War Games», realizzato nel 2017, in accordo con la Galleria Massimo De Carlo. Una scultura in vetro fuso concepita in dialogo con uno spazio preciso di Genova, in una delle principali ville storiche della città, la cinquecentesca Villa del Principe.

«Nelle no profit artisti alle prime esperienze e acquisti fino a tremila euro»

INTERVISTA Underdog Collection

1) Siamo quattro giovani, Bruno Izzi, Alessandro Mistretta, Tony Pecoraro e Fabio Zivoli, distanti centinaia di kilometri, residenti tra Liguria, Campania e Calabria, che hanno iniziato a collezionare, individualmente, da qualche anno. Possiamo però dire che la Underdog Collection che ci vede uniti con le nostre acquisizioni, è nata, come unica collezione privata, alla fine del 2018. La collezione comprende per lo più pittura, sebbene non mancano sculture e opere più concettuali che si spingono fino a territori più inusuali come le opere in realtà virtuale. Non ci poniamo limiti e non abbiamo preconcetti, se un lavoro ci piace lo acquisiamo indipendentemente dal medium utilizzato dall’artista. Il 100 per cento delle acquisizioni fatte da Underdog Collection è dedicato agli artisti giovani emergenti, per la maggior parte internazionali e under 30. Ma, nell’ottica di sostenere anche gli italiani, abbiamo recentemente comprato lavori di tre giovani artiste, due oli su carta di Alice Faloretti e Barbara De Vivi, ed un lavoro concettuale di Clarissa Baldassarri.

2) In Italia, molti spazi no profit sono gestiti da artisti, pertanto molti rispecchiano geograficamente l’andamento dell’arte nel nostro paese e sono concentrati in città artisticamente importanti come Napoli, Roma e Milano. La vitalità artistica a Napoli, ha fatto emergere realtà no profit interessanti e in alcuni casi anche di prim’ordine, come Tarsia, aperto dall’artista Antonio Della Corte in un negozio che vende prodotti ortofrutticoli. Altra realtà che sta acquisendo notorietà nello scenario napoletano è Residency 80121, uno spazio aperto dall’artista Raffaela Naldi Rossano, non solo per mostre, ma come vero e proprio luogo di condivisione, letture e workshops, con artisti, collezionisti e curatori. A livello internazionale seguiamo realtà sempre gestite da artisti, come Transmission a Glasgow, Cherish a Ginevra o Gern en Regalia a New York, dove abbiamo da poco acquisito un dipinto di Mosie Romney, artista di appena ventisei anni. La nostra attenzione va anche a spazi no profit di una certa caratura, paragonabili per importanza a musei ed istituzioni, come Chisenhale Gallery di Londra.

3) Il progetto prima di tutto, lo spazio ci piace pensarlo come una grande famiglia. Gli artisti non devono essere solo invitati ad esporre, ma devono sentirsi parte di un progetto al fine di poter crescere sia artisticamente che umanamente. Credo servirebbe ricordare che il vero punto di forza di uno spazio è il gruppo che si crea consolidando rapporti di amicizie e di condivisione. Fattore indispensabile è l’empatia verso l’artista o il curatore che gestisce lo spazio, trovare stimolante partecipare e osservare la proposta artistica che viene presentata. 

4) Assolutamente sì, ci vediamo molta sperimentazione. Molto è dovuto a ragioni e origini prettamente economiche, poiché i no profit non hanno i noti costi fissi mensili, non hanno fiere a cui necessariamente partecipare. In questi spazi si invitano artisti ad esporre liberi di esibire opere considerate poco commerciali in quanto più complesse e sperimentali. Utilizzando nuove tecniche, assumendosi il rischio di sbagliare. Molto spesso i proventi dell’opera venduta vanno tutti all’artista stesso, per cui l’artista riesce a sentirsi libero da qualsiasi prudenza o costrizione. Negli spazi no profit acquistiamo lavori di artisti alle prime esperienze, come sculture con basso costo di produzione poiché da loro stessi autoprodotti e, pertanto, in questi contesti, il nostro budget di acquisto lo orientiamo fino ad un massimo di due o tremila euro. Per cifre più importanti preferiamo relazionarci con le gallerie.

Considerazioni conclusive

Il presente contributo, costituisce una lettura guidata, e da una angolazione specifica, di un segmento del sistema dell’arte contemporanea, ovvero gli spazi no profit. È evidente che mentre il concetto di «indipendenti» debba tener conto degli interessi, anche di tipo economico, situati a diversi livelli della catena interessata, il medesimo concetto può costituire un ideale trait d’union che conduce all’impresa-galleria, partendo dal no profit il quale tratteggia in linea teorica le caratteristiche specifiche della cosiddétta anti-convenzionalità, della sperimentazione, e della ricerca. Ovvero di quella occasione, a cui non si può o non si deve rinunciare, dove gli artisti, e nondimeno i giovani curatori, possono sentirsi liberi di sperimentare, di rischiare. In tale conclusione si giunge ai collezionisti e al loro sostegno concreto, stante le esigue risorse economiche in campo per la gestione degli spazi no profit, e spesso anche per il loro sviluppo a livello progettuale che, a ben vedere, può essere preda di facili cali di concentrazione e qualità della ricerca. Ciò nonostante, per loro natura fresca e mutevole, i no profit  restano funzionali al sistema dell’arte. E senza antagonismo. Poiché rappresentano una vera e propria «alternativa», laddove l’organizzazione no profit svolge una vera e propria funzione di passaggio ed è intesa come anticamera della galleria d’arte e ciò può essere ancora più evidente in riferimento allo sviluppo della carriera e del valore, anche economico, degli artisti per cui la galleria d’arte risulta ricoprire un ruolo imprescindibile.  

BIO - Marianna Agliottone

Marianna Agliottone è Docente di Economia della Cultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Autrice per la sezione Plus24-ArtEconomy24 de “Il Sole 24 ORE”. Autrice per la rivista scientifica di Diritto, Giurisprudenza ed Economia dell’arte «ART&LAW» edita da Negri-Clementi Studio Legale Associato Millano. Nel 2014 è stata inclusa dal Ministro dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca nella “Rosa di Esperti” per il conferimento degli incarichi di Membro nei Consigli di Amministrazione delle Istituzioni dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica. E’ stata componente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio di Musica “Egidio Romualdo Duni” di Matera. E’ stata componente della Commissione Tecnica del Fondo assistenza e previdenza per pittori e scultori (Fondo PSMSAD) dell’INPS Istituto Nazionale Previdenza Sociale. È coautrice del report «Collezionisti di oggi in Italia: andamento, fenomenologia e sentiment di mercato» per il saggio «L’art advisory nel private banking. Opportunità e rischi dell’investimento in arte», pubblicato  da Editrice AIPB Associazione Italiana Private Banking (2015). E’ autrice del saggio «Pratiche collezionistiche contemporanee in Italia. Tra canali di vendita tradizionali, social network e mercato multimediale dell’arte», pubblicato da Nuvole di Ardesia Edizioni  nella collana “Quaderni Universitari” (2015). E’ coautrice del saggio «Il piacere dell'arte. Pratica e fenomenologia del collezionismo contemporaneo in Italia», pubblicato da Johan & Levi editore nella collana Arte/Economia (2012). È stata consulente editoriale e vicedirettore della piattaforma editoriale Exibart (portale, cartaceo e tv). Studiosa dei fenomeni del collezionismo e dell’economia/mercato dell’arte, ha fondato e curato su questi argomenti diverse rubriche su testate di settore e tenuto workshop universitari: ha collaborato con l’Accademia di Belle Arti di Napoli curando seminari e talk sul tema “Il Mercato della Grafica d’Arte”, tenuto conferenze all’Università di Siena e in occasione della 14a e 15a edizione della Fiera ArtVerona sul tema “Collezionismo d’Arte e Diritto”. Già contributore dell’«Art Report», la pubblicazione di Economia dell'Arte dell’Area Research e Investor Relations della Banca Monte dei Paschi di Siena, è ideatrice del ciclo di talk «Il piacere dell’arte e del collezionismo» per Banca Widiba (gruppo Monte dei Paschi di Siena) che, dal 2017 al 2018, si sono svolti su tutto il territorio nazionale.